
30 nov. L'eurodeputata Manuela Ripa (ÖDP) sul trattato sulla Carta dell'energia (TCE)
Ripa: "La protezione degli investimenti è prioritaria rispetto alla protezione del clima".
(Bruxelles/29.11.2022) La Germania dovrebbe dare rapidamente seguito al suo annuncio e ritirarsi dal Trattato sulla Carta dell'Energia (TCE), chiede Manuela Ripa, europarlamentare del Partito Ecologista Democratico (ÖDP). Per troppo tempo si è oziato e non si è seguito l'esempio di altri Paesi, come la Francia, che hanno già completato il ritiro dal trattato. Il rapporto dell'IPCC, non da ultimo, ha descritto quanto il TCE sia dannoso per il clima. Serve come strumento per l'industria dei combustibili fossili per bloccare il percorso verso le energie rinnovabili e quindi sabotare la protezione del clima globale. L'eurodeputato ha commentato: "Se la Germania si ritirerà dal Trattato sulla Carta dell'Energia nel prossimo futuro, come annunciato, questo aumenterà la pressione sull'UE affinché si ritiri dal trattato. Perché anche l'UE è parte del trattato. La settimana scorsa, la maggioranza del Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione europea di ritirarsi dal TCE in una risoluzione. Questo è un segnale importante per la protezione del clima".
Il Trattato sulla Carta dell'Energia è stato adottato nel 1994. Sulla scia del crollo del blocco orientale, l'obiettivo era quello di creare condizioni sicure per gli investimenti transfrontalieri in progetti energetici. Secondo il politico dell'ÖDP, la protezione degli investimenti prevista dal trattato è particolarmente problematica. Questo consente alle aziende energetiche di presentare richieste di risarcimento danni a tribunali arbitrali internazionali se ritengono che i loro profitti siano stati influenzati da decisioni politiche. Questo strumento viene utilizzato volentieri dalle aziende produttrici di combustibili fossili per esercitare pressioni sugli Stati e sui loro governi democraticamente legittimati. La RWE, ad esempio, sta facendo causa al governo olandese che le ha ordinato di chiudere due delle sue centrali a carbone nel Paese entro il 2030. Finora gli Stati hanno dovuto pagare 600 milioni di dollari all'industria dei combustibili fossili a seguito di tali cause. L'eurodeputato ritiene quindi che l'accordo sia obsoleto: "Il fatto che le multinazionali possano fare causa rende una scommessa qualsiasi decisione dei rappresentanti eletti di muoversi verso un approvvigionamento energetico decarbonizzato. Infatti, se bloccano i progetti di investimento delle imprese energetiche che danneggiano il clima, si assumono un rischio finanziario elevato. Questo potrebbe dissuadere soprattutto i Paesi più poveri dall'investire nella protezione del clima", afferma Ripa.
L'eurodeputato sottolinea che, secondo i ricercatori sul clima, questo decennio è l'ultimo in cui il riscaldamento globale oltre l'obiettivo di 1,5 gradi può ancora essere fermato. Pertanto, non si dovrebbe permettere a un trattato anacronistico come il TCE di silurare la protezione del clima."Alla luce della drammaticità dei cambiamenti climatici causati dall'uomo, l'UE deve agire subito e ritirarsi dal TCE", conclude Manuela Ripa.